20 Aprile 2024
EsperienzeIn evidenza

Natale a Lomè

di Maria Santinelli

Per chi non mi conosce sono Maria.
Chi mi conosce sa quanta fatica faccio nel raccontare un’esperienza … ma non posso non farlo, è necessario rendere grazie a Dio per i doni che mi ha fatto.

Quest’anno per Natale ho ricevuto un regalo bellissimo: ho accettato l’invito di una carissima amica e il 23 dicembre sono partita, insieme a lei e ad altri 3 ragazzi, con destinazione Lomè. Lomè è la capitale del Togo, un piccolo paese africano che non fa tanto rumore (se lo cercate sulla cartina fate fatica a trovarlo!) … come non fanno rumore i suoi abitanti, persone di una bontà e di un’accoglienza che non puoi dimenticare.

A chi mi chiedeva “che cosa vai a fare in Africa?” dicevo, scherzando, che la domanda era mal posta …

Sì, perché in Africa, una volta che ci vai, non puoi che TORNARCI! Il desiderio di partire infatti è nato da un desiderio di tornare a ringraziare quella terra e quelle persone che anni fa hanno cambiato, con il loro silenzio e la loro umiltà, la mia vita. E quale modo migliore se non trascorrere con loro il tempo del Natale, tempo in cui Dio si fa piccolo e nasce nel silenzio della notte?

E sul fare ho avuto sempre tanti dubbi, perché in realtà in quella terra si fa sempre molto poco, piuttosto si STA … E anche questa volta siamo semplicemente stati.

Per vari “dirottamenti” siamo arrivati con un giorno di ritardo, giusto in tempo per festeggiare il compleanno di Padre Virgilio, il Padre Provinciale che da anni ci accoglie sempre con il suo affetto paterno, ma senza regalo, dato che il pacchetto è arrivato 4 giorni dopo con le valigie!! Stare senza il superfluo in una terra povera ti fa sperimentare quell’essenzialità di cui abbiamo un gran bisogno, quell’andare senza bisaccia al quale ci invita Gesù.

Abbiamo celebrato il Santo Natale in compagnia dei nostri amici frati della Provincia del Verbo Incarnato: ringrazio Dio che mi ha permesso di vivere a pieno il senso di questa Festa, nella semplicità, nella povertà, nella gioia piena. Pregando per la Pace in una terra dove Pace non c’è.

Abbiamo incontrato famiglie, entrando in punta di piedi nelle loro case che, posso dire, non hanno porte: case e braccia sempre aperte, pronte ad accoglierti anche, anzi, soprattutto se sei diverso!

Abbiamo passeggiato per le strade di terra, scambiando saluti e sorrisi con la gente del posto , con i bambini che giocano con quello che trovano, e se trovano un bianco … non hanno paura di giocare con il bianco!

Abbiamo speso del tempo con i bambini che, con curiosità e con impazienza, ci aspettavano per divertirsi tra le pietre del cortile della parrocchia, e che con altrettanta pazienza si sono messi in gioco nonostante il nostro pessimo francese!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci siamo messi scalzi e in ginocchio con i bambini della Pouponniere (orfanotrofio gestito dalle suore francescane), in quel luogo che ha il sapore della santità, santità delle suore e delle donne che ogni giorno, con tanto amore e pazienza, si prendono cura dei bambini abbandonati; santità dei piccoli, che con sorrisi, difficili da raccontare, ti si buttano tra le braccia, dimostrandoti che la fiducia e l’abbandono sono propri di chi si fa veramente “piccolo”.

Il 28 dicembre abbiamo festeggiato con loro i sessanta anni dalla fondazione dell’orfanotrofio. Una festa della Vita! Non ha avuto prezzo leggere la gratitudine negli occhi di suor Esther, la direttrice, quando le abbiamo consegnato l’offerta inviata dai bambini del nostro oratorio, il ricavato del mercatino di Natale, frutto del loro tempo e della loro passione. E anche questo bel pensiero mi ha accompagnato: sapere che la carità supera le distanze.

E festeggiando il Capodanno, anche in Africa ho fatto esperienza di spreco. Sì, di spreco: spreco di gratitudine, di gioia e di benedizione. Abbiamo partecipato alla veglia, dalle 19:30 alla mezzanotte. Tutti vestiti di bianco (secondo la tradizione) per rendere grazie a Dio per l’anno trascorso e per attendere l’arrivo del nuovo anno, pregando, cantando e … ballando in Chiesa!

Che dire? E’ vero che quella terra è piena di contraddizioni, ma ha anche tanto da insegnarci e forse troppo poco le si rende giustizia: una terra dove il tempo non è sprecato ma è vissuto; dove non ci si preoccupa di “perdere tempo” a guardarsi negli occhi e a chiedersi come stai; dove ci si ferma per relazionarsi con chi ti passa accanto e con Chi ogni giorno provvede a te dall’alto; dove le relazioni e le azioni hanno i “loro tempi”; una terra dove difficilmente ti accorgi dove sono i confini.

Grazie a Dio per avermi fatto fare ancora una volta esperienza di Lui e grazie a tutti quelli che ci hanno accompagnato, con la preghiera e con le opere!